
Nutrizionista Clinico
Biologo Nutrizionista, Divulgatore e Perito presso il Tribunale di Macerata. Specializzato in nutrizione oncologica.


Domande frequenti
Il nutrizionista può intervenire in diversi momenti del percorso oncologico:
Prevenendo o curando la malnutrizione, fin dalla diagnosi. La cachessia neoplastica, infatti, rappresenta uno dei problemi maggiori per i malati. Si è visto come colpisca il 50% di essi e causi il 20% delle morti dei pazienti con tumore. Riduce le possibilità terapeutiche (chirurgia e chemioterapia principalmente) ed aggrava la condizione del paziente, motivo per cui è fondamentale monitorarlo fin da subito ed intervenire tempestivamente;
Trattando gli effetti collaterali della chemioterapia, principalmente quelli gastrointestinali, legati al sistema nervoso e soprattutto al midollo osseo. E' fondamentale, infatti, limitare gli effetti su globuli rossi, piastrine e globuli bianchi, al fine di effettuare l'intero ciclo di cure necessarie, senza deleterie interruzioni;
Evitando aumenti di peso. Questo avviene principalmente nelle donne in trattamento per tumore alla mammella, che possono andare incontro ad un peggioramento della composizione corporea. L'aumento di grasso risulta deleterio in quei tumori che crescono sotto la stimolazione ormonale, che aumenta all'aumentare dell'adipe.
Preparando il paziente alla chirurgia ed assistendolo nella riabilitazione. L'intervento chirurgico è un momento cruciale per chi è malato di tumore, in quanto è potenzialmente risolutivo, ma allo stesso tempo rappresenta uno stress fisico considerevole. Con una corretta assistenza nutrizionale è possibile ridurre la durata del ricovero e le complicazioni chirurgiche, fattori che possono deteriorare ulteriormente l'autonomia e le condizioni cliniche del paziente. Questo è tanto più vero in chi combatte con un tumore allo stomaco, al pancreas, al fegato, al colon o al rene.
Potenziando le cure. Per alcuni specifici tumori è possibile implementare nel percorso di cura alcuni protocolli dietetici che secondo recenti studi sono in grado di aumentare i tassi di guarigione. Un esempio in tal senso sono alcuni tipi di tumore al cervello e alla prostata.
Riducendo i tassi di recidiva. Si è visto come implementando alcuni alimenti e soprattutto perdendo peso sia possibile diminuire in modo consistente la possibilità di ritorno del cancro.
E' possibile controllare in modo efficace diversi sintomi della chemioterapia: nausea e vomito, calo dell'appetito, mucosite (infiammazione delle mucose del cavo orale), diarrea o costipazione, perdita di peso, stanchezza cronica e diminuzione di globuli rossi, bianchi e piastrine.
Tutti questi sintomi sono strettamente interconnessi, basti pensare come la nausea possa ridurre gli introiti alimentari, portando una perdita di peso che peggiorerà ulteriormente l'emocromo del paziente e di conseguenza la sue possibilità di curarsi.
Oggigiorno è idea universalmente condivisa - sia a livello scientifico che clinico - che il malato oncologico abbia bisogno di supporto nutrizionale. Inoltre, il diritto legale ad un'adeguato supporto in questi termini è sancito da un'apposita carta dei diritti.
Tuttavia, a causa della delicata situazione in cui versa il Servizio Sanitario Nazionale, non sempre e non in tutte le zone d'Italia il paziente viene automaticamente preso in carico da un dietista, rendendo necessario rivolgersi privatamente ad un professionista.
Egli si interfaccerà autonomamente e direttamente con le diverse figure coinvolte, principalmente l'oncologo ed il chirurgo, creando una sinergia volta al benessere del paziente.
E' fondamentale qualora ci fosse una possibile familiarità o ereditarietà rivolgersi al proprio medico di base, il quale potrà indirizzarti ad una visita oncologica con cui approfondire, anche grazie alla consulenza di un genetista, eventuali fattori di rischio non modificabili.
La prevenzione passa sicuramente da abitudini alimentari valide per tutta la popolazione, ma qualora sussista un rischio maggiore di uno specifico tipo di tumore, il nutrizionista sarà in grado di fornire delle indicazioni personalizzate da implementare alla strategia preventiva messa a punto dal medico oncologo.
Esistono specifiche raccomandazioni per la prevenzione in pazienti ad alto rischio di tumore al colon, al seno, allo stomaco e alla prostata.
Assolutamente nessuno. L'integrazione di nutrienti e principi attivi è uno strumento utile ma allo stesso tempo pericoloso in pazienti particolarmente fragili, per cui qualsiasi integratore andrebbe assunto solo se prescritto un medico o da un nutrizionista.
Si può erroneamente pensare che tutto ciò che è "naturale" sia benefico o tutt'al più innoquo, ma è dimostrato come esistano integratori totalmente controindicati in precise condizioni mediche. Solo a titolo di esempio basti pensare alle sostanze antiossidanti controindicate nei pazienti sottoposti a chemioterapia.
Per quanto possa sembrare intuitivo, aumentare gli introiti calorici mangiando di più raramente rappresenta la soluzione.
La perdita di peso per un paziente oncologico è solo una manifestazione di una sindrome più ampia, chiamata "Cachessia Neoplastica". Questa, è una sindrome complessa che tramite un aumento dell'infiammazione e del metabolismo basale, oltre che una diminuzione dell'appetito e dell'assorbimento intestinale, causa rapidamente perdita di forza e massa muscolare, nonchè l'indebolimento del sistema immunitario.
Il consiglio pertanto è di rivolgersi tempestivamente ad un esperto di nutrizione clinica, sia esso un dietista o un nutrizionista. E' importante notare che essere sovrappeso non è protettivo in questo senso, in quanto il fattore chiave da preservare è la massa magra e sovente si assiste a pazienti sovrappeso e affetti da sarcopenia.
Tendenzialmente durante il periodo di chemioterapia esiste la preoccupazione per un eventuale perdita di peso, deleteria per il buon fine della terapia stessa.
Nelle donne che si sottopongono alla chemioterapia per un tumore alla mammella, invece, può verificarsi un aumento di peso, anch'esso da non sottovalutare.
Si è visto come un BMI più alto, anche nella fascia del normopeso, sia correlato ad un aumento del rischio di recidiva rispetto a chi si attesta su valori più bassi (intorno al 20), rendendo necessario uno stretto controllo del peso a partire dal momento della diagnosi e per il resto della vita.
Tuttavia, perdere peso non è sempre facile e farlo nel modo giusto, ovvero diminuendo la massa grassa, lo è ancora di meno, soprattutto in un momento delicato della propria vita come quello qui discusso.
E' importante perciò rivolgersi tempestivamente ad un professionista abilitato alla prescrizione di diete (nutrizionista, dietista, dietologo) con esperienza specifica.